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Seno

 

 

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Il seno, simbolo dell'evoluzione e dell'emancipazione femminile

 

 

Nei più moderni supermercati, e non solo, si può trovare un bel seno nuovo sugli scaffali. Imbottiture di ogni tipo: gonfiabili, in lattice, in silicone, per taglie medie o per drastiche prese di posizione. Ma nella storia, il seno, più che un oggetto di desiderio (e di marketing) è stato un simbolo e, a volte, anche una conquista. Idoli e pitture rupestri, infatti, raffigurano donne con seni abbondanti, simbolo di fecondità e di fortuna.

Dopo la Preistoria il seno ha perso definitivamente ogni rimando alla maternità per diventare simbolo di femminilità. I greci e i romani sostennero la rotondità femminile. Più la donna era carnosa, più era ricca e viziosa, quindi desiderabile. Ancora una volta baluardo di un'epoca, soprattutto quella romana, in cui lusso, lussuria e promiscuità non hanno freni né inibizioni. Nel 1200 i dublet romani, antenati dei nostri reggiseni, venivano spesso imbottiti di pelliccia.
Dante gridava allo scandalo: “Le sfacciate donne fiorentine che van mostrando con le poppe il petto” e i legislatori perugini, sbigottiti, corsero ai ripari da un disinvolto potere femminile proibendo di mostrarsi “dalla forcella de la gola en giù”.

Nonostante Boccaccio istigasse ai liberi costumi chiedendosi “perché mai nascondere il seno visto che la natura l'ha posto così in alto sul petto?”, il cristianesimo nascose curve e carni sotto un velo di pudore eleggendo a simbolo medioevale la donna scarna, pallida e con il volto quasi sofferente. Il seno, a sua volta, era piccolo e nascosto da ingombranti corsetti.

 I lumi sciolsero i corsetti e il seno tornò ad essere in primo piano. Nel Rinascimento si ritagliarono dagli abiti ampie scollature da cui mostrare seni abbondantemente incipriati.

Il seno aveva definitivamente conquistato lo status di arma di seduzione.
Arma sguainata ancora più violentemente dalle donne dell'800, nelle loro vesti che lasciavano seni, spalle e braccia completamente nudi, opulenza esibita come trofeo col favore dei mariti e simbolo di successo per tutta la famiglia.
Infine il XX secolo, dai bustini e le bende che  nascondevano il seno, quasi invisibile sotto i morbidi abiti dell'art Déco, fino alla rivoluzione femminista, quando il reggiseno, simbolo di oppressione e di asservimento, veniva bruciato in piazza, da donne in abiti maschili che di seno non ne volevano sentir parlare.
Averlo sodo e prorompente era considerato un difetto, qualcosa di cui vergognarsi, al contrario di oggi, quando la tonicità, forse ancor più delle dimensioni, è diventata l'obiettivo di molte donne e, a volte, il risultato di ore di allenamento o, negli ultimi tempi, anche di qualche intervento chirurgico.
La mastoplastica è uno degli intervento più frequenti, non solo per l'aumento delle dimensioni del seno per ragioni estetiche, ma anche per la riduzione di seni eccessivamente grandi o anche per ridimensionare il petto maschile.

 

 

 

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