Rimozione tatuaggi con il laser
									
									
									Il termine tatuaggio deriva dal polinesiano 
									“tatau”. Veniva usato già nella preistoria 
									(mummia di Otzi) e presso i popoli antichi 
									(Egizi, Romani) ma successivamente, con 
									l'avvento del Cristianesimo, presso i 
									Romani, tale usanza fu bandita 
									dall'Imperatore Costantino. In Europa  si 
									perse il costume, che invece rimase presso 
									altre popolazioni africane, orientali e 
									oceaniche. Successivamente, fu reimportato 
									in Europa durante le campagne di 
									colonizzazione dell'estremo oriente ad opera 
									di Inglesi ed Olandesi.Il significato del 
									tatuaggio è in relazione al tipo di 
									tatuaggio stesso. Ad esempio il tipo tribale 
									che deriva dalle popolazioni oceaniche 
									presenta dei disegni di tipo astratto, 
									simbolismi che derivano direttamente dalla 
									natura: animali o elementi naturali. Il tipo 
									“giapponese” (Irezumi o horimono) mostra i 
									dragoni, i fiori di ciliegio (simbolo di 
									trascendenza ed evanescenza della vita 
									umana), fudomyo-o (il traslato giapponese 
									della divinità buddista acalanatha). Il tipo 
									“old school” che rappresenta oggetti vicini 
									alla tradizione europea: rose, pugnali, 
									simbologie marittime. In altri casi i 
									tatuaggi rappresentano l'appartenenza ad un 
									gruppo (marinai, galeotti, etc.)
 
								
									
										Altre tipologie di 
										tatuaggio sono quello estetico e quello 
										traumatico. Il primo si utilizza per 
										rimarcare le ciglia, le sopracciglia, la 
										linea delle labbra, o per disegnare le 
										areole dopo una ricostruzione mammaria. 
										Il tatuaggio traumatico avviene 
										generalmente a seguito di una caduta 
										sull'asfalto che oltre all'abrasione 
										porta all'inclusione di piccole 
										particelle di catrame nella pelle e ad 
										un successivo vero e proprio tatuaggio.
										Quindi, da quanto detto, se ne deduce 
										che in linea di massima il tatuaggio ha 
										un valore di tipo dimostrativo o 
										possessivo dell'oggetto tatuato. Oggetto 
										che possiede una sua simbologia (forza, 
										capacità intellettuali, virtù, etc)
										Quindi presso le popolazioni che hanno 
										radicato il significato del tatuarsi è 
										impensabile che vi possano essere dei 
										pentimenti nel gesto. Mentre nella 
										nostra società occidentale che ha, in 
										alcuni casi, superficialmente copiato il 
										valore profondo del gesto, possono 
										avvenire dei ripensamenti.
										In questi casi la Medicina ha messo a 
										punto alcune soluzioni.
 
									
									Tecnica 
									di rimozione dei tatuaggi
									
										Nel passato il primo 
										approccio è stato di abradere la cute 
										consentendo al pigmento di fuoriuscire. 
										L'abrasione può essere meccanica (carta 
										vetrata, spazzola di metallo 
										[dermoabrasione]) associata 
										all'applicazione di sale marino, che 
										richiama il pigmento, o chimica (peeling 
										chimici). Ultimamente si è adoperato il 
										laser ablativo (co2 ed erbium-yag) per 
										rimuovere gli strati di cute più 
										superficiali in modo più controllabile.
										La vera svolta è stata l'utilizzo di 
										laser q-switch. Questa famiglia di laser 
										ha la caratteristica di possedere un 
										impulso brevissimo: milionesimi di 
										secondo. Ciò comporta uno scarsissimo 
										danno termico legato invece ad 
										un'esplosione del pigmento ed una 
										successiva eliminazione ad opera delle 
										cellule “spazzine” della pelle. Le 
										lunghezze d'onda adoperate sono 
										l'alexandrite (755nanometri), il 
										neodimio-yag (1064 nanometri), ed il 
										neodimio-yag duplicato con cristallo KTP 
										(532nanometri).
										Sebbene il laser q-switch sia il metodo 
										migliore per rimuovere i tatuaggi 
										presenta dei limiti che sono legati al 
										colore del tatuaggio eseguito (meglio il 
										nero, mediamente efficace sul rosso ed 
										il blu, scarsamente efficace sui colori 
										chiari giallo, rosa, azzurro), alle 
										modalità (più efficace su un tatuaggio 
										artigianale che su uno amatoriale), alla 
										tempistica (non trattare mai prima di 
										6-9 mesi dall'introduzione del 
										pigmento).
										Inoltre va tenuto in conto il fatto che 
										non sempre è possibile rimuovere 
										completamente il materiale tatuato e che 
										necessitano più sedute distanziate di un 
										mese e mezzo/due.
										Inoltre, restano sempre delle variabili 
										dovute alla caratteristica intrinseca di 
										cicatrizzazione del soggetto portatore 
										del tatuaggio, che può tendere 
										all'ipertrofia se non, in rari casi, al 
										cheloide. Da ciò ne deriva la buona 
										norma di eseguire un test prima di 
										trattare il tatuaggio interamente.
										Due considerazioni da fare: la rimozione 
										del tatuaggio talvolta mette in mostra 
										il cosiddetto “danno del tatuatore” 
										ovvero la cicatrice indotta da ripetute 
										ferite da punta inferte dal tatuatore, 
										che viene “scoperta” dall'asportazione 
										del colore.
										La seconda riguarda il cosiddetto 
										“viraggio” dei colori a base di ossidi 
										ferrosi utilizzati per tatuaggio 
										estetico (sopracciglia, labbra, etc). 
										Talvolta avviene che con il raggio laser 
										i pigmenti cambino colore. Perciò è 
										buona norma avvertire la paziente e 
										trattare un piccolo tratto del 
										tatuaggio. 
 
								 
								
									Sono 
									necessarie 4-6 sedute con intervalli di 2 
									mesi.